(tratto da "Gut leben mit Diabetes", Prof. Dr. Arthur Teuscher, Mosaik Verlag, con l'autorizzazione dell'Autore).

Insulina animale
ed insulina biosintetica

La discussione incentrata sulle differenze tra l'insulina animale e quella di derivazione sintetica si accende all'epoca di introduzione di quest'ultima agli inizi degli anni Ottanta, e perdura a tutt'oggi. Non si tratta qui - come spesso erroneamente si ritiene - di disquisire sulla liceità o meno delle applicazioni dell'ingegneria genetica, quanto piuttosto di considerare come i produttori di insulina abbiano perso di vista l'attenzione e il rispetto verso i pazienti e le loro esigenze.

Gravi effetti indesiderati connessi all'assunzione di insulina sintetica:
è fuori discussione che la tecnologia che permette di intervenire sul DNA rappresenta in ambito farmaceutico un grosso potenziale per la produzione di antidiabetici orali e di insulina, ma altrettanto indiscutibile è il fatto che una minoranza non trascurabile dellle persone affette da diabete - l'associazione dei diabetici inglesi considera una percentuale del 20% - è esposta a notevoli effetti collaterali da quando  è passata dall'insulina animale a quella sintetica, o da quando ha iniziato il trattamento del diabete con l'introduzione di insulina sintetica.

Questi effetti vanno da situazioni improvvise di grave ipoglicemia non più tempestivamente riconoscibili in quanto non precedute da quelli che erano gli abituali sintomi di avvertimento, fino a conseguenze anche più gravi (perdita di conoscenza con necessità di ricovero) e talora alla morte in seguito a gravi ipoglicemie notturne (1).

Nonostante le numerose segnalazioni pervenute dagli stessi diabetici e le reazioni di specialisti diabetologi è avvenuto che - fatto singolare nella storia della farmacoterapia - non si sia mai realizzato fino ad oggi uno studio scientifico condotto per un periodo sufficientemente ampio in doppio cieco per raffrontare le insuline sintetiche con quelle naturali di origine animale (ad esempio sulla correlazione tra l'assunzione di queste insuline ed i casi di ipoglicemie gravi con ospedalizzazione, incidenti stradali, invalidità e decessi) .

La crescita avvertita nel numero delle ipoglicemie gravi e in quello dei casi di marcata instabilità nell'andamento glicemico viene attribuita semplicemente ai pazienti, tacciati di insufficiente disponibilità all'autocontrollo. L'opportunità di un passaggio sperimentale al trattamento con insulina animale viene considerata del tutto insensata e pertanto scartata dalla maggioranza dei medici.

Invece di ricercare le cause della carenza di percezioni o delle mutate loro caratteristiche, si preferisce organizzare corsi ad orientamento psicologico dove i pazienti vengono allenati ad un affinamento del grado di percezione delle imminenti ipoglicemie.

 

L´insulina animale nel diabete tipo 2:

l'insulina porcina rappresenta per un numero non trascurabile di persone affette da diabete una terapia meglio sopportata rispetto a quella con l'alternativa sintetica. Ciò vale in particolare per la tipologia del diabete 2, dal momento che i pazienti di età superiore ai 65 anni (2) risultano avvertire meglio i sintomi dell'ipoglicemia notturna se trattati con insulina porcina piuttosto che con insulina cosiddetta umana.
È senz'altro sensato impiegare insulina porcina già dal primo approccio della terapia insulinica, valutando anche le diverse caratteristiche terapeutiche del diabete di tipo 2 manifestatosi in soggetti di mezz'età rispetto a quello presentatosi in età più matura (3).

 

Nuovi elementi di rischio si profilano ultimamente nell'impiego degli analoghi dell'insulina (ad esempio Lispro=Humalog®, NovoRapid®, Glargin=Lantus®), avendo individuato un'attività dei recettori IGF-1 accresciuta da 6 ad 8 volte con potenzialità mitogena (crescita delle cellule tumorali), retinopatie proliferanti, ipoglicemie, ecc.

I prodotti ora elencati sono già in commercio, ma saranno necessari diversi anni prima di poter chiarire con certezza i rischi.
Quale principale effetto collaterale si cita anche qui il rischio di ipoglicemie (EMEA 2000, European Agency for the Evaluation of Medicinal Products).

Chi senza grande preparazione afferma che tra l'insulina animale e quella biosintetica non sussista alcuna differenza clinicamente rilevante farebbe bene a ponderare le proprie posizioni.

SITUAZIONE DI IPOGLICEMIA

insulina
animale

glicemia
insulina
biosintetica



Differenze nella percezione dello stato ipoglicemico, più tempestiva nel caso dell'insulina animale, più tardiva con l'insulina biosintetica.
La secrezione di adrenalina dal surrene viene comandata dal cervello.

 

Problematica la conduzione di autoveicoli

Un'inquietante correlazione è stata accertata tra la progressiva diffusione delle insuline biosintetiche sul mercato e l'evidente incremento di incidenti stradali connessi a stati ipoglicemici: solo nel cantone di Zurigo - peraltro rappresentativo dell'andamento in ambito federale svizzero - la quota di mercato dell'insulina umana supera il 90%.

Dal momento che una quota non trascurabile di diabetici incontra difficoltà nella percezione tempestiva delle ipoglicemie se in trattamento con insulina biosintetica, si suppone che un'ipoglicemia al volante finisca perlopiù col non essere avvertita in tempo utile per poter essere adeguatamente fronteggiata.

Tabella:
le principali differenze tra insulina animale ed insulina biosintetica riscontrate presso un'importante quota di pazienti in terapia insulinica (ca. il 20%).
  

Elementi studiati Insulina biosintetica Insulina animale
Allergie/anticorpi Le aspettative iniziali circa un diminuito sviluppo di anticorpi e di allergie attraverso l'introduzione delle insuline biosintetiche non hanno trovato conferma nei fatti. Al contrario si riscontra invece sempre più di frequente la formazione di anticorpi durante la gravidanza (4).

Da quando le insuline animali sono disponibili in forma altamente purificata, la problematica delle allergie e dello sviluppo di anticorpi ha assunto dimensioni irrilevanti, non più tali da sconsigliare la rinuncia a tali insuline.
Ipoglicemie Nel caso di terapia con insulina biosintetica l'avvento di un'ipoglicemia viene annunciato da sintomi neuroglicopenici (disturbi della concentrazione e del coordinamento). Si tratta di segnali che il cervello recepisce in genere in tempi meno rapidi rispetto alla sintomatologia indotta da stimoli adrenalitici, e per tale ragione la reazione può essere spesso troppo tardiva o comportare esiti anche drastici (5).

Quando la terapia insulinica si avvale di insuline animali, lo stato ipoglicemico è avvertito tempestivamente grazie a sintomi "adrenalitici" (tremolii, sudorazione, fame). Per tale ragione l'ipoglicemia può essere affrontata al meglio e più raramente evolve verso gravi ripercussioni.
Validità ed effetti terapeutici

Dall'introduzione delle insuline biosintetiche (1982) ad oggi non è stato provato alcun vantaggio terapeutico rispetto alla terapia con insuline animali. 

Le insuline animali rappresentano un farmaco a lungo collaudato, con buoni risultati terapeutici e con minori effetti collaterali.
Profili di azione Le insuline biosintetiche mostrano un'azione più immediata e meno prolungata nel tempo rispetto a quelle di origine animale. Questo aspetto può spesso causare difficoltà nella sostituzione insulinica notturna, dal momento che l'azione dell'insulina sintetica nell'organismo si manifesta al massimo proprio nel critico periodo a ridosso della mezzanotte, aumentando il pericolo di ipoglicemie. Le insuline animali sono caratterizzate invece da un avvio meno rapido della loro azione, che però permane più a lungo. La loro curva di azione ha un andamento più "piatto" e quindi non favorisce il crollo improvviso della glicemia nelle ore notturne. Un andamento particolarmente favorevole per la sostituzione insulinica notturna si registra con l'insulina porcina Semilente®, ad azione medio-lunga.

 

Libertà di scelta per l'insulina: una questione di rispetto verso le esigenze dei pazienti.

·         Le insuline sintetiche risultano ben sopportate da un ampio numero di diabetici. Esse conducono però nel complesso a frequenti ipoglicemie indotte dai caratteristici "picchi" della loro azione, e dunque ad una sensazione di insicurezza e di ridotto benessere.

·         Le insuline animali evidenziano un profilo più "soft" ed equilibrato, e si dovrebbe testarne l'impiego nei casi di ipoglicemie ripetute o improvvise registrate in regime di terapia con insulina sintetica, nonché qualora sia scomparsa in tutto o in parte la percezione dei segnali d'allarme lanciati dall'organismo.

·         La Società anglosassone a tutela dei diabetici quantifica ufficialmente in un 20% la quota di pazienti in trattamento insulinico che ha manifestato reazioni indesiderate connesse all'assunzione di insulina sintetica (ridotta percezione dei sintomi  dell'ipoglicemia,  ipoglicemie gravi e frequenti). Si tratta di osservazioni che anche il FORUM SVIZZERO PER L'INSULINA, organizzazione di pazienti fondata nel 1989, avvalora con i propri riscontri empirici.

 

Quando allora sussistono o sopravvengono difficoltà nella percezione dello stato ipoglicemico, la transizione dall'insulina sintetica a quella animale può portare ad un miglioramento della sintomatologia.

Dal momento che i rischi non si limitano alla perdita della patente, ma coinvolgono pesantemente la propria e l'altrui sicurezza, un esperimento in tal senso può rivelarsi strategico. Il cambiamento nella terapia non comporta problemi, ma va eseguito solo sotto la guida di un medico diabetologo.

Per ulteriori informazioni
ci si può rivolgere al gruppo di auto-aiuto all'indirizzo

insulininfo.info

 

Note:
(1): Thordarson, H. et al., 1995; Sartor, G. et al., 1995; Tattersall, R.B. et al., 1991

(2): Meneilly, G.S. et al., 1995
(3): Meneilly, G.S., 1999
(4): Ballsells, M., et al., 1997
(5): una quota compresa tra il 10 ed il 20% delle persone affette da diabete in trattamento con insulina biosintetica lamenta la perdita delle capacità di riconoscimento in tempo utile dell'avvicinarsi di una ipoglicemia, per la totale assenza o la difficoltosa percezione dei relativi segni premonitori. Si giunge così in modo del tutto inaspettato ad ipoglicemie gravi, come documentano studi scientifici condotti
sull'argomento [Meneilly, G.S. et al., 1995].